Lettera aperta ai Dirigenti, Docenti, DSGA ed Animatori digitali,

Preso atto anche delle indicazioni ministeriali per l’utilizzo di supporti e metodi didattici alternativi e complementari a quelli ordinari, non ho potuto fare a meno di pormi alcuni quesiti sulle numerose proposte di digital classroom, definite flipped, collaborative o con altre modalità più o meno amene di connotare i propri servizi da parte di aziende, che pur dovendo guadagnare e conseguire utili, propongono una comunicazione commerciale, dove l’elemento della gratuità per l’adesione e profilatura per Istituto ed utenti è presentato come molto evidente. I quesiti che mi sono posto e desidero condividere sono:

L’Istituto che promuove l’utilizzo di queste piattaforme ed in particolare il Dirigente in qualità di Titolare del trattamento dei dati, è consapevole dell’utilizzo che l’azienda direttamente ed indirettamente, farà delle informazioni ivi conferite?

Si conosce in termini di accountability, il rischio determinato dalle azioni di promozione all’uso di questi strumenti?

I docenti, i genitori e gli studenti sono stati opportunamente informati?

Si conosce il reale valore economico in gioco sotto il “cappello” della gratuità dichiarata?

Si ha contezza che si permette a terzi, non solo di disporre di strumento che si presta ad influenzare gli interessi personali in ordine a preferenze di acquisto di beni e servizi, ma anche per orientamenti socioculturali, politici, religiosi, filosofici, ecc. ?

Io qualche risposta ce l’avrei a partire ad esempio:

dall’importanza di sviluppo di maggiore consapevolezza e competenze per docenti, genitori ed alunni a conoscere bene queste dinamiche di mercato, in modo di sviluppare autonomo pensiero critico, che sono poi le medesime necessarie per frequentare in sicurezza i social network e la sterminata “prateria” del web.

L’idea non così assurda, di chiedere a queste società, che non so se vi è chiaro, ma usano scuole e docenti come collettori commerciali a costo 0, che agite inconsapevolmente per agevolare il loro rastrellamento di dati, di pagare un fee, un canone annuale o per utente, all’Istituto che ne promuove l’utilizzo.

Preferire in luogo delle piattaforme gratuite quelle a pagamento, dove magari alla luce del sole, come avveniva nelle dinamiche di mercato tradizionale, il do ut des, si possa comprendere da tutti e permetta a tutti con chiarezza di conoscere il numero limitato di soggetti che accedono, elaborano, vendono e trasformano i nostri dati, magari con un limite di tempo certo e con la reale possibilità di cambiare idea in ordine al loro conferimento.

Insomma anche in questo campo, chi più spende meno spende e se la differenza in gioco è la nostra libertà di pensiero, forse a chi fa della didattica la propria professione, dovrebbe risultare quanto mai chiaro quali siano i valori da difendere.

Per il ruolo che rivesto in qualità di DPO ed in generale per chi desidera approfondire tali temi, sono a disposizione per un confronto rigorosamente on-line, per ora …

Distinti saluti

Gaetano Grieco